L’editoriale di Febbraio

 

Stiamo vivendo un periodo della nostra storia sociale molto difficile. Assistiamo basiti a fatti di cronaca e di violenza che coinvolgono bambini, adolescenti, giovani.

Quando l’agire dell’uomo non viene guidato da considerazioni etiche superiori alla mera esistenza concreta, quando l’individuo agisce in virtù solamente del proprio soddisfacimento personale, privo di ideali superiori capaci di dare norma all’azione stessa, la libertà diventa criterio assoluto, l’unica norma che regola il comportamento.

Occorre evidenziare il pericolo che tale posizione può assumere, per la convivenza sociale degli uomini che si riconoscono in una carta costituzionale, garante di una vita civile che possa realisticamente permettere a tutti di sviluppare al massimo le proprie potenzialità nel non violare i diritti altrui.

Segnali preoccupanti di questa mancanza di riguardo verso gli altri, che tutto ciò, oramai, è assorbito e vissuto dalla popolazione soprattutto giovanile, si notano quotidianamente; basti pensare alla delinquenza minorile sempre più capillare e meno stigmatizzabile in un particolare strato di società, all’incremento di atteggiamenti razziali, alle violenze gratuite, quasi prive di significato, o brutali e sconcertanti come gli ultimi fatti di cronaca testimoniano.

La nostra società in questo periodo è disorientata, povera di ideali stabili capaci di farle perseguire obiettivi comunitari e culturali significativi, la spinta ideale che aveva coinvolto diverse generazioni di persone, dal dopoguerra in poi, sembra perduta. E’ una società che possiamo affermare non-educativa. Essa, infatti, non si occupa dell’educazione, relegando l’importante compito di formare i propri ragazzi alla cittadinanza attiva solamente alla scuola, non si prende cura delle persone in via di sviluppo, opera, agisce, prosegue la sua corsa senza pensare alle conseguenze effettive delle sue scelte sui giovani. E’ una società che non crede più al valore educativo della sua azione perché ciò non interessa e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Che cosa fare? Ci rimane solo una strada: la scuola, o meglio, gli insegnanti capaci e competenti, ricchi di passione educativa per i propri allievi difficili.

Posso testimoniare che nelle scuole italiane gli insegnanti ricchi di passione e competenti ne incontriamo tanti, sono molti i professionisti dell’educazione seri e dedicati capaci di fare la differenza. Per cambiare in meglio la nostra piccola Italia e per aiutare i minori a diventare più uomini in questo mondo occorre puntare in alto con la scuola, occorre investire nella scuola, occorre credere nella scuola.

Luigi d’Alonzo